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Ognuno vede coi propri occhi.

Prime tra tutte due vanno menzionate: la Madonna con il Bambino di Francesco Laurana, in marmo, posta originariamente nella nicchia sul portale della nella chiesa di Santa Maria Mater Domini e successivamente, per preservarne la conservazione, sul ciborio dell’altare maggiore. E’ tra le maggiori testimonianze presenti nella città di Napoli della feconda vena artistica espressa del maestro istriano; la seconda – in bronzo – collocata in un sontuoso monumento funebre in marmo, è la statua di Fabrizio Pignatelli opera di Michelangelo Naccherino, commissionata nel 1590 dai confratelli Decio Caracciolo e Alfonso Galeota, nel cui modellato si avvertono le influenze toscane dell’artista con aperture a raffinate soluzioni venete.

Nella chiesa della SS. Trinità, alle spalle dell’altare maggiore – disegnato da Mario Gioffredo (1747), realizzato in preziosi marmi policromi e ampliato da Carlo Vanvitelli – troviamo l’imponente gruppo della Trinità, modellato in stucco e cartapesta nel 1797 da Angelo Viva, autore negli stessi anni anche delle due statue, sempre in stucco, di San Gennaro e San Filippo Neri collocate sulla facciata della chiesa.

Va ancora segnalato un altro gruppo marmoreo della Trinità, altorilievo di ignoto autore napoletano databile agli inizi del XVII secolo, ora collocato nel “corridoio delle lapidi” dove troviamo anche la memoria funebre del confratello Vincenzo Campione, scolpita da Matteo Bottigliero nel 1746.

Preziose, infine, le sei sculture in legno di pioppo policromo, realizzate tra il XVI e il XVII secolo da maestranze napoletane, che raffigurano a grandezza naturale scene della Passione di Cristo. Dell’originario complesso che contava più di venti figure sono giunte a noi tre Dolenti: Madonna, San Giovanni e Maddalena, un Cristo alla colonna, un Ecce Homo e un Cristo portacroce.